Mappatura dei megabanchi carbonatici nel flysch del Grivò e Masarolis.

La "Carta geologica dei megabanchi del Bacino Giulio" è il risultato di tre lustri di rilevamento geologico sul terreno e di una intensa attività di cartografia per remote sensing realizzata principalmente sulla base dei modelli digitali del terreno derivati da rilievi LIDAR (DTM della Protezione Civile della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con risoluzione a 1 e 0,5 metri). Il prodotto cartografico è dedicato ai "flysch" del Grivò e Masarolis (Paleocene-Eocene) e mostra l'andamento in superficie di 31 corpi sedimentari derivati da episodi di trasporto gravitativo in massa (nell’accezione inglese, Mass Transport Deposits), definiti tradizionalmente megabanchi o megabeds.

Questi corpi sono interpretabili come il prodotto di ingenti franamenti sottomarini dai bordi della Piattaforma Carbonatica Friulana, con coinvolgimento dei depositi di scarpata e dello stesso substrato della piana bacinale.  La loro presenza all'interno delle formazioni del "flysch" costituisce un cambiamento di litologia fondamentale per la comprensione della tettonica, dell'idrogeologia, della speleogenesi e della caratterizzazione litologica a fini di attività estrattive del territorio esaminato, con il particolare risalto della Pietra Piasentina.

Il prodotto cartografico è il risultato di un lavoro di correlazione tra i vari megabanchi. La loro marcata continuità laterale tra il Cividalese e la porzione occidentale della Slovenia ha posto le condizioni per studiare in dettaglio la loro anatomia interna, così come la loro composizione, i sensi di trasporto gravitativo e le possibili dinamiche di messa in posto.

In ragione del loro diverso spessore, da alcuni metri a oltre 200 metri, sono state rappresentate in alternativa: le aree di affioramento di tre diversi gruppi di unità deposizionali interne (U5 – depositi pelitici sommitali; U3-4 – unità ruditico-arenitica gradata; U1-2 – unità di megabrecce); i corpi nel loro spessore complessivo, senza distinzioni interne; e, per i corpi di minor spessore, le loro superfici basali. Questo per i limiti di leggibilità imposti dalla scala di rappresentazione (1:30.000).

Tale pubblicazione è stata possibile nell'ambito di una collaborazione con il Dipartimento di Geoscienze e Matematica dell'Università degli Studi di Trieste che, grazie agli autori, ha messo a disposizione i loro dati e la loro rappresentazione grafica al fine di una divulgazione più ampia possibile.

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