Perseguiti gli obiettivi di appropriatezza e sostenibilità
Trieste, 19 giu - "Sul problema del governo delle liste
d'attesa ci sono due atteggiamenti che si possono adottare: la
propaganda strumentale oppure la progettazione di soluzioni
attuabili. Sapendo che in tutto il mondo questo è 'il' problema
della sanità, abbiamo definito un percorso che, nel rispetto
della legislazione vigente e dei diritti del cittadino, proverà a
dare una risposta sostenibile ai bisogni della popolazione
definendo le modalità di attuazione del diritto di garanzia".
Lo ha dichiarato oggi l'assessore alla Salute Riccardo Riccardi
in sede di Consiglio regionale nel corso della discussione sulla
mozione di minoranza in ordine alla richiesta di promuovere
l'esercizio del diritto di garanzia sulle liste d'attesa.
"Consapevoli che questo, come già anticipato, è 'il' problema
dell'organizzazione sanitaria non solo regionale ma
internazionale - ha continuato Riccardi - e consapevoli che
appellarsi al diritto di garanzia per il cittadino è un'azione
insindacabile, avevamo già inserito la progettazione della
risposta a questo problema nelle Linee annuali di gestione della
sanità 2024 approvate con DGR il 19 gennaio scorso: quindi ben
prima che la minoranza cercasse di utilizzare in modo strumentale
questo tema".
L'analisi dell'esponente della Giunta regionale è continuata
ricordando che, stando alle rilevazioni di Agenas, dal 2019 ad
oggi, il numero delle prestazioni richieste è aumentato del 40%.
"Questo ci fa capire che non possiamo continuare a rincorrere la
domanda aumentando a dismisura l'offerta - ha spiegato Riccardi -
perché il sistema sarà sempre un passo indietro se adotterà
questa soluzione. Piuttosto occorre intervenire per prima cosa
sull'appropriatezza prescrittiva: è proprio questo uno degli
elementi che alimentano il problema".
"Meno prescrizioni, dunque, che non significa meno assistenza,
quanto assistenza più organizzata ed efficace sul territorio là
dove si origina il bisogno. La prossimità alla persona è già di
per sé una prima risposta e la riorganizzazione della sanità
territoriale è lo strumento attraverso la quale attuarla".
Prima di esporre la soluzione all'accesso al diritto di garanzia,
Riccardi ha ricordato che, in un tavolo di lavoro congiunto con
le Aziende sanitarie, sono stati individuati gli altri punti sui
quali intervenire: per prima cosa la cosiddetta pulizia delle
liste d'attesa, ovvero la verifica che tutti i nominativi che
formano una lista necessitino ancora di una prestazione.
"Dall'altra parte - ha aggiunto l'assessore - il tavolo congiunto
ha voluto evitare le soluzioni adottate da alcune Regioni che,
per il governo delle liste d'attesa, hanno previsto il meccanismo
del 'galleggiamento': quando il cittadino chiede una prestazione,
e non ci sono posti disponibili nella sua priorità, la sua
richiesta viene parcheggiata in una lista di attesa 'secondaria'
che permette di mantenere 'in vita' l'impegnativa congelando la
sua priorità fino a quando non sarà trovato un posto disponibile.
Questo meccanismo falsa i conteggi sull'effettiva risposta entro
i termini alla prestazione e, spesso, si coniuga al fatto che non
esista, a livello nazionale, uno strumento omogeneo di lettura
dei tempi di attesa: ogni regione adotta standard e meccanismi
propri non confrontabili".
La Regione ha dunque scelto un processo di accesso al diritto di
garanzia del tutto singolare, il cui regolamento sarà approvato
dalle Aziende sanitarie entro il 30 giugno prossimo e
immediatamente reso disponibile alla conoscenza della
cittadinanza.
"Abbiamo scelto una soluzione sfidante e innovativa per l'accesso
al diritto di garanzia - ha specificato Riccardi - che prevede
alcuni passaggi: per prima cosa la verifica dell'appropriatezza
della prestazione. Superato questo primo passaggio, il CUP
dell'Azienda sanitaria prenderà in carico la richiesta di
prestazione del cittadino e verificherà la possibilità di dargli
una risposta in un tempo che può andare dai 4 ai 40 giorni a
seconda della priorità".
Da ricordare che la legislazione regionale prevede che l'offerta
sanitaria ha valenza regionale: ovvero l'Azienda sanitaria può
offrire al cittadino prestazioni in qualsiasi sua struttura, a
prescindere dalla residenza della persona. La non accettazione
dell'offerta in una struttura diversa da quella richiesta
comporta l'immediata fuoriuscita dal percorso di garanzia.
"I Cup verificheranno, quindi, per prima cosa la possibilità di
dare una risposta nelle proprie strutture aziendali, verificando
le disponibilità di concerto con i reparti. Per questo primo
livello le Aziende potranno ampliare l'offerta eventualmente
anche estendendo la libera professione con la predisposizione di
agende di prestazioni aggiuntive oppure agende dedicate sul
privato accreditato".
"Qualora l'Azienda sanitaria - così Riccardi - non riuscisse ad
offrire la prestazione al cittadino entro i termini richiesti in
altre sue strutture o ricorrendo alla libera professione, potrà
autorizzare il cittadino, con specifica e circostanziata
richiesta, a rivolgersi ad altre strutture accreditate o no, per
ottenere la prestazione. I costi di questa prestazione saranno
addebitati dall'azienda privata all'Azienda sanitaria, mentre il
cittadino non sosterrà costi a parte il ticket, se previsto".
"Con questo percorso - ha concluso l'assessore alla salute
Riccardo Riccardi - crediamo di aver sintetizzato un modello di
accesso al diritto di garanzia che risponda effettivamente al
bisogno del cittadino. Dall'altra parte, però, questa non può
essere l'unica soluzione. Contemporaneamente le aziende stanno
lavorando sull'efficentamento delle attività e delle prestazioni
e, sul piano regionale, perseguiamo l'obiettivo di una
riorganizzazione generale del sistema che comprima la
frammentazione e la dispersione, altri due elementi che
contribuiscono non poco al rallentamento della risposta al
bisogno e all'abbassamento della sua qualità".
ARC/COM/gg