Tramonti di sopra, 21 lug - Saper promuovere lo straordinario
ventaglio di proposte che caratterizzano il territorio del Friuli
Venezia Giulia, dalle montagne al mare.
Questa la sfida che il sistema agroalimentare, e l'agricoltura
della nostra regione, debbono saper cogliere per concorrere a
restituire attrattività al territorio montano, e anche a quello
pedemontano regionale. Quest'ultimo spesso dimenticato, ancorchè
costellato di siti, attività, opportunità che sono state
sviluppate nel tempo superando difficoltà non inferiori a quelle
vissute dalle nostre genti in alta montagna, e che sono il frutto
e la testimonianza della nostra più antica tradizione.
Questi, in sintesi, i contenuti dell'intervento dell'assessore
regionale alle Risorse rurali e forestali, Stefano Zannier, al
convegno inaugurale della 22. Festa della Pitina, a Tramonti di
sopra.
Svoltosi nella sede municipale, e curato da Slow food,
organizzazione che proprio alla Pitina aveva dedicato la propria
attenzione per valorizzare questo prodotto unico, e antico, della
pedemontana pordenonese.
Pitina, che è di recente divenuta un prodotto IGP, il primo della
provincia di Pordenone.
Zannier, che ha preso la parola a conclusione del convegno
coordinato dal neo presidente di Slow food FVG, Giorgio Dri, nel
corso del quale sono intervenuti tra gli altri il sindaco,
Giacomo Urban, Cesare Bertoia, della Camera di commercio di
Pordenone, e Guglielmina Cucci, assessore al turismo del Comune
di Pordenone, a significare la potenzialità attrattiva dei
prodotti tipici quale richiamo per l'area vasta, ha innanzitutto
sottolineato l'unicità della Pitina, che può essere prodotta e
acquistata solamente nella Val Tramontina.
Essa rappresenta dunque un'occasione imperdibile per promuovere
le vallate attraverso un turismo lento, appunto 'slow', attento
alle peculiarità del territorio.
Al quale, la valorizzazione di occasioni del gusto come quella
rappresentata dalla Pitina e dall'intera filiera dei sapori
dell'area, può offrire un significativo e ulteriore motivo di
interesse.
Zannier, ha anche rilevato che la metà del territorio dell'ex
provincia di Pordenone è area montana. E ha evidenziato che per
ridare vitalità a quest'area, occorre creare nuove occasioni di
imprenditorialità.
Che, come quelle offerte dal turismo di qualità, sono fornite da
esperienze e percorsi qual è quello seguito, e completato con
successo, per il riconoscimento della Pitina.
Non solo, ma per il recupero e il rilancio del territorio montano
e pedemontano, l'attenzione andrà posta anche allo sviluppo delle
filiere zootecnica, con le forme di allevamento sul territorio
che concorrono a mantenerlo fruibile e curato, e silvo-forestale.
Con l'obiettivo di offrire, soprattutto ai giovani, l'occasione
per permanere sul territorio fruendo di nuove opportunità di
imprenditorialità.
La pitina, nella val Tramontina, ha origini antiche.
È stata ideata per trarre vantaggio anche dall'abbattimento di
camosci o caprioli nelle attività venatorie, e di capi ovini e
caprini malati e non più remunerativi.
Le carni degli animali erano una ricchezza davvero troppo
preziosa per poter essere abbandonate. Per questo motivo, era
stato individuato un metodo di conservazione di lungo periodo.
La Pitina e le sue varianti, peta e petuccia, sono infatti uno
dei metodi di conservazione individuati anticamente: la carne,
tritata e pestata finemente, veniva arricchita con sale, aglio,
pepe nero spezzettato. Con questa carne macinata venivano
realizzate piccole polpette, che erano poi passate nella farina
di mais, e lasciate affumicare sulle mensole del focolare,
bruciando in particolare legno di pino mugo.
Una volta affumicate, le pitine potevano essere conservate per
diversi mesi.
Nel tempo, la pitina è divenuta un punto di riferimento del gusto
per la Val Tramontina. Un richiamo, anche sotto il profilo
turistico. Ed è prodotta da sei aziende delle vallate.
ARC/CM