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La SAU (superficie agricola utilizzata) investita a vigneto a livello regionale è pari a circa
22.000 ettari, per la quasi totalità ricompresi nelle zone DOC/IGT. Sono interessate circa 9.000
aziende, che costituiscono oltre un terzo delle imprese agricole in attività. La superficie media
di vigneto per azienda è di circa 2,5 ettari.
Il comparto contribuisce per quasi il 15 % alla PLV agricola regionale. Superfici vitate sono
presenti in quasi tutta la pianura friulana, anche se la più forte concentrazione territoriale si
registra nelle zone collinari sul confine orientale della regione.
Convivono due forme organizzative diverse: l'azienda con specializzazione vitivinicola
(diretta vinificazione delle proprie uve e commercializzazione in proprio del vino) e quella di
filiera con aziende produttrici di uva e la vinificazione/commercializzazione affidata al sistema
cooperativo o a quello agroindustriale.
La redditività del settore è buona ma si evidenzia una crescita dei costi di produzione,
legati sia alla ridotta dimensione aziendale sia all'aumento dei costi del lavoro.
La vitivinicoltura è una produzione storicamente forte nella regione ed anche oggi rimane uno
dei settori di riferimento del panorama agricolo regionale. Qui trova diversi ambiti ad elevata
vocazione, con elevata qualità delle produzioni, grazie a strutture adeguate, alla diffusione di
pratiche colturali ecocompatibili ed alla dotazione di attrezzature e tecnologie di trasformazione
di buon livello.
Ogni zona viticola si caratterizza per la presenza di uno o più vitigni storici tipici del
luogo e per alcune varietà autoctone che producono vini di elevata qualità (molti sono classificati
DOC e DOCG) conosciuti su molti mercati (soprattutto italiani ed europei).
Al momento il comparto gode di buona salute e risulta nel complesso fra i più attivi. I
rinnovi varietali vengono effettuati con regolarità e i sistemi di allevamento, ove possibile, si
adattano per permettere l’utilizzo di macchine agevolatrici. Nelle zone acclivi i costi di
produzione risultano maggiori per le difficili condizioni di lavoro e per l’impossibilità di
meccanizzare alcune lavorazioni di campagna. Stante la ridotta dimensione media aziendale, la
gestione dei vigneti e della cantina risulta estremamente curata. Per contro, la polverizzazione
dell’offerta limita un po’ la capacità commerciale. Proprio nella fase finale della filiera e nella
promozione sono presenti i limiti che in prospettiva possono aver maggior peso, con una modesta
capacità di commercializzazione aggregata, poca conoscenza e diffusione di tecniche di marketing e
limitato coordinamento di filiera e territoriale, a fronte di una crescente concorrenza delle
produzioni di altri Paesi e della continua evoluzione nelle preferenze del consumatore.
A queste debolezze e minacce, si contrappongono alcune opportunità, che il settore vinicolo
regionale può cogliere grazie alle sue caratteristiche e al legame con una clientela esigente:
l'aumento della cultura enologica, la crescita del turismo enogastronomico, la presenza di altre
produzioni agroalimentari regionali di qualità. Altre occasioni di sviluppo, quali l'interesse per
il prodotto biologico e l'apertura di mercati non tradizionali, richiedono una più forte capacità
di innovare e di cooperazione.