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Le origini
Le origini dell'emigrazione regionale si fanno risalire ad un lontano passato. Le prime
testimonianze storiche di una considerevole emigrazione stagionale dalla Carnia verso le aree
germaniche risalgono alla metà del Cinquecento e sono ricorrenti nelle fonti di tutto il Seicento.
II fenomeno migratorio si estende ad altre parti della regione ed assume maggiori proporzioni
nella seconda metà del Settecento. I flussi si dirigono dal Friuli veneto a quello austriaco, a
Trieste ed all'Istria. Nella prima metà dell'Ottocento l’emigrazione si dirige verso altre regioni
del Nord Italia, quali Veneto e Lombardia, dove l'industria comincia a prendere l'avvio.
Con l'annessione del Friuli all'Italia nel 1866 si incrementano le partenze verso l'Italia
settentrionale e verso l'Europa occidentale.
(Da MICHELE BERNARDON, Terrazzieri Friulani in Nord America, Maniago (Pordenone), Grafiche
Mazzoli, 2004, p. 1)
1880-1915: la grande emigrazione
A partire dal 1880 il numero degli emigranti subisce un rapido incremento, analogamente a quanto
accade a livello nazionale. E' questo il periodo di massima intensità del fenomeno.
Tra le destinazioni si afferma la Svizzera, mentre l'emigrazione transoceanica va aumentando.
Le destinazioni sono in prevalenza Argentina e Brasile, seguite da Stati Uniti e Canada.
A partire dal 1901 viene istituito il Commissariato dell'Emigrazione e sorgono enti privati, laici e religiosi, con il fine di assistere gli emigranti.
Tra le due guerre
La prima guerra mondiale comporta dapprima un brusco arresto, ed in seguito un profondo cambiamento nei flussi migratori. Calano i flussi diretti verso i Paesi europei, ed assume maggior rilievo percentuale l'emigrazione definitiva verso l'America.
Il secondo dopoguerra: la ripresa dell'emigrazione
Le vicende belliche e le devastazioni conseguenti, insieme alla riapertura dei mercati, inducono
nell'immediato dopoguerra una rapida ripresa dell'emigrazione. I flussi migratori si dirigono verso
tutti i Paesi europei.
Tra le nuove destinazioni si segnala l'Australia, in particolare negli anni 1954-1958, dove
dalla provincia di Trieste si trasferiscano numerosi profughi istriani e giuliani.
Le cause della ripresa postbellica dell'emigrazione regionale vanno ricercate nel quadro
socioeconomico ereditato dal passato storico della regione ed aggravato dalla guerra,
caratterizzato dal ritardo dello sviluppo economico e dalla presenza di aree di vero e proprio
sottosviluppo.
Secondo gli annuari statistici, nel periodo 1946-1970 risultano espatriate complessivamente
dal Friuli Venezia Giulia 363.854 persone, con una media di 14.554 all'anno.
Le destinazioni dei flussi migratori del secondo dopoguerra sono in larga maggioranza (88%)
europee. La destinazione più frequente è la Svizzera (47%), seguita dalla Francia (meta
tradizionale dell'emigrazione regionale, che si differenzia in questo caso da quella nazionale),
dalla Germania, daI Lussemburgo e dal Belgio. Tra i Paesi transoceanici prevalgono l'Australia (con
una partecipazione più elevata delle province giuliane) ed il Canada, seguiti dagli Stati Uniti,
dal Venezuela, dall'Argentina e dal Brasile.
Un mutamento storico: 1968, l'inversione del saldo migratorio
A partire dalla fine degli anni Sessanta si verifica un mutamento "storico" nelle vicende dell'emigrazione regionale, l'inversione di tendenza. Dal 1968 il saldo migratorio diviene attivo: i rimpatri superano gli espatri, e l'emigrazione si trasforma in un fattore di crescita della popolazione.
1970-2005: la politica regionale per l'emigrazione
Tra le prime in Italia, la Regione Friuli Venezia Giulia sin dai primi anni Settanta assume
iniziative legislative ed un impegno nei confronti dei propri emigrati costantemente mantenuto
anche in seguito. Nel 1969 si tiene la prima Conferenza regionale dell'emigrazione, seguita
dall'adozione di due leggi regionali nel 1970 e nel 1976.
Nel 1980 è approvata la "Riforma degli interventi regionali in materia di emigrazione", la
legge regionale n. 51, che rappresenta una svolta importante ed un esempio seguito poi anche da
altre Regioni.
Nel 2002 è infine approvata la legge regionale n. 7, "Nuove norme in materia di corregionali
all'estero e di rimpatriati", entrata in vigore il 1° gennaio 2003, che innova gli interventi
regionali e nello stesso tempo conferma l'impegno in questo settore, ampliando in particolare la
visione dei corregionali all'estero, che da semplici destinatari di interventi informativi e
culturali divengono anche protagonisti della promozione della regione nei paesi in cui
vivono.
L’emigrazione dal 2005 al 2017
In questo ultimo decennio il flusso migratorio (nel solo 2015 gli italiani all’estro sono
aumentati di oltre 200.000 unità) ha riguardato maggiormente i giovani, in particolare quelli
dotati di un istruzione superiore (laurea o diploma). Le motivazioni che inducono i giovani a
lasciare il proprio Paese non riguardano solo la difficoltà a trovare un’occupazione soddisfacente
o adeguata al titolo di studio, ma anche la voglia di cogliere le opportunità offerte in altri
Paesi.
I corregionali all’estero (dati Istat al 31.12.2015) assommano a 172.426 (vale a dire il
14,1% della popolazione italiana).
Nel solo 2015 sono state 4.130 le partenze dal FVG (dato sotto stimato in quanto non tutti si
iscrivono all’AIRE) e negli ultimi tre anni sono emigrati 12.607 corregionali, vale a dire 1% della
popolazione.
Le principali destinazioni sono città quali Londra (per le opportunità formative ed economico
professionali), Berlino (per i lavori qualificati), Barcellona (per le Università), o Paesi quali
la Svizzera, gli Stati Uniti e l’Australia.
Per fornire delle possibili risposte al nuovo fenomeno dell’emigrazione, specie giovanile (la
c.d. “mobilità professionale”), la Regione ha convocato nell’ottobre 2015 una conferenza denominata
“Stati generali dei corregionali all’estero del FVFG”. Obiettivo della Conferenza era di “aprire
una nuova fase della politica regionale nel settore dell’emigrazione”.
E’ stato quindi approvato un
“ Documento conclusivo” al fine di:
a) conservare e valorizzare il prezioso patrimonio rappresentato dalle lingue e dalle culture
delle Comunità formate dai friulani, dai giuliano - dalmati e dagli sloveni, con particolare
riguardo alla nuove generazioni
b) valorizzare le opportunità e le risorse che i nostri corregionali all’estero hanno
rappresentato e rappresentano per lo sviluppo del ruolo internazionale del Friuli Venezia Giulia e
delle iniziative di cooperazione promosse dalla Regione stessa.