Carta della vocazione ittica

Le acque superficiali costituiscono una componente ambientale di fondamentale importanza, che necessita però di un’adeguata tutela, per le svariate destinazioni d'uso cui esse sono soggette, quali l'utilizzo a fini potabili, idroelettrici, irrigui, alieutici e ricreativi. La molteplicità degli interessi convergenti sulle acque interne porta necessariamente allo sviluppo di strumenti tecnici atti a garantire una corretta gestione degli ambienti fluviali e degli ecosistemi in essi insediati, con particolare riferimento alle comunità ittiche (Bonini et al., 1990; AA.VV., 1992a; AA.VV., 1992b; Loro et al., 1993). La Carta delle Vocazioni Ittiche rappresenta quindi uno strumento tecnico-scientifico che ha lo scopo di classificare i corpi idrici in base alla maggiore o minore idoneità alla presenza delle specie ittiche, permettendo di identificare le zone vocate ad ospitare le diverse comunità.

Il presente lavoro è il risultato dell’Accordo di collaborazione di cui alla DGR 2307/2017 tra il Dipartimento di Scienze della Vita (di seguito indicato DSV) dell’Università degli Studi di Trieste e il Servizio gestione risorse idriche della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Lo scopo del lavoro è stato quello di individuare le comunità ittiche attese nei diversi tratti del reticolo idrografico a scala regionale; i risultati ottenuti sono funzionali a fornire una base conoscitiva propedeutica alla classificazione dello Stato Ecologico mediante la corretta applicazione del Nuovo Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche NISECI (Macchio et al., 2017), alla definizione del coefficiente di modulazione stagionale M che compone l’algoritmo di calcolo del Deflusso Minimo Vitale, definito all’art. 37 delle Norme di Attuazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque approvato con il DPReg 074/2018 ed inoltre a supporto dell’elaborazione di corretti piani gestionali della fauna ittica dulciacquicola della Regione.

Il lavoro di costruzione della Carta delle Vocazioni Ittiche è stato organizzato in diverse fasi, i cui risultati sono stati di volta in volta discussi nell’ambito di tavoli tecnici che hanno visto la partecipazione, oltre che di diversi Uffici Regionali portatori di interesse e del DSV, dell’Ente Tutela Patrimonio Ittico (ETPI) e dell’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA).

Nella prima fase, allo scopo di ricostruire la struttura delle comunità ittiche attese, è stata condotta un’approfondita indagine bibliografica e sono stati acquisiti i dati di campionamenti ittici condotti sul territorio regionale, negli ultimi dieci anni, dal DSV, dall’ ETPI e da liberi professionisti operanti nel settore, nonché informazioni derivanti da interviste a pescatori locali e guardiapesca.

Nella seconda fase le informazioni sono state organizzate in un dataset che, mediante elaborazione statistica, ha permesso di individuare nel territorio del Friuli Venezia Giulia 7 zone ittiche che, partendo da monte verso valle, sono state così denominate: Zona No-fish – area originariamente priva di fauna ittica; Zona a Scazzone – area in cui l’unica specie originariamente presente è il Cottus gobio; Zona del Bacino del Torrente Slizza – unica area in Regione in cui è autoctona la trota fario (Salmo trutta) di ceppo danubiano; Zona Montana; Zona Pedemontana; Zona Alta Pianura; Zona Risorgiva/Bassa Pianura. Ciascuna di queste zone è individuata da specie ittiche che sono distinte in: Principali (specie che generalmente caratterizzano tutti i corsi d’acqua di una determinata area) e Accessorie (specie che fanno parte delle comunità attesa solo in alcuni corsi d’acqua inclusi in una determinata area ma non in tutti).

Tale distinzione è necessaria a garantire che l’elevata biodiversità, che caratterizza i corsi d’acqua regionali, venga attentamente valutata anche perché molte delle specie presenti sono riportate, a diverso titolo, nella Direttiva Europea 92/43/CE. All’interno delle comunità ittiche attese, sono state quindi individuate le “specie ombrello”, ovvero quelle specie la cui conservazione attiva comporta indirettamente la conservazione di altre specie che con le prime condividono lo stesso ecosistema (Ozaki et al., 2006).

Le comunità attese sono state quindi relazionate, statisticamente, con i principali parametri chimico fisici (temperatura, pH, ossigeno disciolto e nutrienti) e con alcuni parametri idromorfologici (profondità, tipologia di substrato prevalente, copertura vegetale in alveo, presenza di mesohabitat diversificati, grado di antropizzazione, impatti). Tale elaborazione statistica ha permesso di caratterizzare le 7 zone anche da un punto di vista ambientale e, inoltre, ha fornito un supporto nell’interpretazione della comunità ittica attesa di quei corsi d’acqua per i quali non vi era disponibilità di informazioni bibliografiche e di dati oggettivi, ovvero derivanti da campionamenti ittici. Per quanto attiene alla nomenclatura delle specie ittiche, sono stati utilizzati i nomi indicati nella checklist per l’ittiofauna italiana delle acque dolci (Lorenzoni et al., 2019), redatta dai curatori del gruppo Sistematica e Nomenclatura dall’Associazione Italiana Ittiologi delle Acque Dolci (AIIAD).

Nella terza fase il dataset è stato trasferito su di un sistema informativo geografico. In questo modo, per ciascun tratto di corso d’acqua è indicata sia la zona ittica attesa sia la modalità con la quale essa è stata attribuita al singolo tratto. Sono stati utilizzate due possibili modalità di attribuzione:

  • Attribuzione mediante “giudizio esperto”: in caso di dati bibliografici mancanti o lacunosi ed assenza di campionamenti;
  • Attribuzione supportata dalla presenza di “dati”: nel caso in cui la ricostruzione della comunità attesa è stata avvalorata da dati oggettivi recentemente acquisiti o comunque dalla presenza di informazioni derivanti da fonti dirette e/o indirette. Su questi ultimi corsi d’acqua, sebbene non in tutti, è riportato il punto della stazione in cui fanno riferimento i dati del/dei campionamenti visionati che hanno contribuito, per quel sito, alla definizione della comunità attesa.

La trasposizione su cartografia ha permesso di evidenziare l’esigenza di effettuare analisi conoscitive per attribuire con maggior sicurezza alcuni corsi d’acqua ad una delle 7 zone ittiche individuate.

Nel corso della quarta fase, alla luce delle lacune conoscitive emerse, è stata condotta una campagna di monitoraggio integrativa che ha interessato soprattutto il territorio montano, storicamente poco monitorato a causa della scarsa presenza di fauna ittica, ma dove oggi è sempre più richiesta attenzione e conoscenza approfondita per la presenza crescente di derivazioni per lo più a scopo idroelettrico. Particolare attenzione è stata riservata alle zone No-fish, prevalentemente situate nella zona montana e pedemontana del territorio.

Nel corso della quinta fase, grazie ai dati acquisiti dai monitoraggi ittici, è stata condotta un’ulteriore elaborazione statistica che ha portato all’affinamento delle comunità ittiche attese e alla struttura definitiva della Carta delle Vocazioni Ittiche.

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Istruzioni di utilizzo

Sono disponibili i seguenti strumenti:

  • relazione illustrativa del lavoro svolto;
  • strato informativo “Vocazione ittica – tratti” contenente il reticolo idrografico della Regione Friuli Venezia Giulia categorizzato sulla base delle comunità ittiche di riferimento: per ogni tratto fluviale è stata assegnata una delle comunità generali (Zona No-fish; Bacino del Torrente Slizza; Zona a Scazzone; Zona Montana; Zona Pedemontana; Zona Alta Pianura; Zona di Risorgiva/Bassa pianura)
  • strato informativo “Vocazione ittica – comunità sito specifiche “contenente le comunità ittiche di riferimento sito specifiche: sono riportati i punti per i quali è disponibile la comunità ittica di riferimento specifica per quel tratto. Lo strato informativo è stato aggiornato il 20 novembre 2023.

I link per il download sono riportati nella colonna di destra della presente pagina.

Per il corretto utilizzo di questo strumento è necessario ricordare che la Carta delle Vocazioni Ittiche non è una Carta Ittica, non rappresenta quindi ciò che attualmente è presente nei corsi d’a cqua regionali ma ciò che originariamente c’era. Per tale motivo, centrale in questo studio è stata la ricerca bibliografica e le interviste a pescatori e guardiapesca, i dati ottenuti dai recenti monitoraggi hanno rappresentato invece un supporto. È chiaro che le attuali comunità possono differire, anche notevolmente, dall’atteso e ciò principalmente a causa di effetti diretti e/o indiretti dell’attività umana, ma la conoscenza della comunità attesa dovrebbe rappresentare ciò a cui dobbiamo tendere, principio sul quale si basano tutti gli Indici Biotici.

Le indicazioni fornite dovrebbero aiutare non solo ad individuare nelle comunità ittiche attualmente presenti nei corsi d’acqua le specie alloctone, quindi originariamente estranee al territorio regionale, ma anche le specie transfaunate, ovvero le specie che sono state trasferite da un bacino ad un altro della stessa Regione.

Si raccomanda la lettura della relazione illustrativa e si ricorda che, in relazione alla vastità ed eterogeneità del territorio analizzato, per la ricostruzione di una comunità ittica attesa è necessario integrare le informazioni fornite nella Carta relative alla lista di specie (Principali ed Accessorie) con la conoscenza delle caratteristiche ambientali che possono, a secondo a dei casi, anche escludere alcune delle specie Principali, oltre a quelle Accessorie. Ad esempio, a seconda dell’ordine di appartenenza, un affluente può ospitare stabilmente solo alcune delle specie Principali riportate per la zona ittica di appartenenza, benché le restanti siano di fatto presenti nel corso principale in cui affluisce. La presenza di tutte le specie indicate non è quindi un target da raggiungere. Inoltre, è necessario sottolineare che la Carta delle Vocazioni Ittiche è uno strumento “in divenire”, poiché segnalazioni, suggerimenti, aggiornamenti sono necessari soprattutto per quanto attiene le zone attribuite tramite “giudizio esperto”.

Eventuali segnalazioni di errori o imprecisioni, proposte di rettifica o aggiornamento, potranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: risorseidriche@regione.fvg.it

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Bibliografia

AA.VV. 1992a. Carta ittica della Provincia di Vicenza. Provincia di Vicenza.

AA.VV. 1992b. Carta ittica relativa al territorio della regione piemontese. Regione Piemonte.

Bonini G., Durante M., Falché S., Landini W. 1990. Carta ittica della Provincia di La Spezia. Analisi ambientale e programmazione. Amministrazione Provinciale di La Spezia.

Direttiva 92/43/CEE del Consiglio delle Comunità Europee del 21/05/1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, 206, 22/07/1992.

Lorenzoni M., Borghesan F., Carosi A., Ciuffardi L., De Curtis O., Delmastro G.B., Di Tizio L., Franzoi P., Maio G., Mojetta A., Nonnis Marzano F., Pizzul E., Rossi G. Scalici M., Tancioni L., Zanetti M. 2019. Check-list dell'ittiofauna delle acque dolci italiane. Italian Journal of Freshwater Ichthyology, [S.l.], v. 1, n. 5, p. 239-254, set. 2019. Disponibile all'indirizzo: http://www.aiiad.it/ijfi/index.php/ijfi/article/view/149.

Loro A., Russino G., Turin P., Zanetti M. 1993. Carta Ittica. Indagine idrologica, chimico fisica e biologica delle acque fluenti bellunesi. Provincia di Belluno, Belluno.

Macchio S., Rossi G.L., Rossi G., De Bonis S., Balzamo S., Martone C. 2017. Nuovo Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche (NISECI). ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Roma.

Ozaki K. Isono M., Kawahara T., Iida S., Kudo T., Fukuyama K. 2006. A Mechanistic Approach to Evaluation of Umbrella Species as Conservation Surrogates. Conservation Biology, 20(5): 1507–1 515.

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