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Contratti di fiume (D.Lgs 152/2006, art.68 bis – LR 11/2015, art. 12)
La gestione pattizia dei beni collettivi e l’adozione di strumenti come i Contratti di fiume (CdF) quali " strumenti volontari di programmazione negoziata e partecipata" rappresentano oggi in Italia e nella nostra Regione una concreta alternativa al perdurare del rischio ed all’apparente "inevitabile" e progressivo degrado del territorio e dell’ambiente.
Tali strumenti sono previsti dall’art.68 bis del D.Lgs 152/2006 (Testo Unico Ambientale) e sono stati inizialmente introdotti nella nostra Regione dall’art. 12 della LR 11/2015 in anticipo sulla normativa nazionale.
Il Testo Unico Ambientale all’art. 68 bis specifica che: " I contratti di fiume e di lago concorrono alla definizione e all’attuazione della pianificazione di distretto a scala di bacino e sotto-bacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione e la valorizzazione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree."
Il CdF si fonda sul consenso e sulla informazione partecipata delle popolazioni promuovendo una visione integrata e partecipe nelle comunità locali.
Esso prevede un’ampia mobilitazione degli attori locali territoriali per individuare un piano d’a zione condiviso finalizzato ad affrontare le problematiche ambientali di un bacino o sottobacino fluviale secondo una logica integrata e multidisciplinare. Permette pertanto il raggiungimento di un’integrazione contemporaneamente «orizzontale e verticale» tra interessi, programmi e piani.
È un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale.
Il consenso ad oggi sperimentato su tutto il territorio nazionale risiede nel fatto che il processo parte dalle piccole comunità locali fino ad arrivare al Governo Nazionale con la mediazione ed il supporto delle Regioni.
Questa forma di gestione, che ha già riscontrato successo e condivisione sul territorio nazionale (sono infatti attualmente presenti sul territorio nazionale circa 270 CdF tra annunciati ed attivati), si applica generalmente a scala di bacino o sottobacino idrografico e può avere carattere sia interregionale che transfrontaliero.
Tuttavia lo strumento CdF può essere utilizzato anche per i territori costieri oppure per quei territori interessati dalla presenza di lagune, laghi e falde acquifere.
Gli obiettivi principali dei CdF sono:
- la riduzione dell’inquinamento delle acque
- la difesa idraulica e la protezione dal dissesto idrogeologico
- la rinaturalizzazione, il miglioramento paesaggistico e la valorizzazione ambientale
- l’ottimizzazione delle risorse idriche
- la promozione e lo sviluppo del territorio
E’ evidente oramai a tutti che il livello di complessità delle questioni in gioco richiede che le problematiche che riguardano i fiumi e più in generale l’acqua siano trattate in termini sistemici attraverso il superamento delle soluzioni parziali che non considerano le interazioni e che non legano la questione della risorsa idrica alla difesa del suolo, degli ecosistemi, alla tutela del paesaggio e delle attività sociali ed economiche presenti sul territorio.
Le linee guida nazionali ovvero i documenti tecnici di riferimento per la costituzione e l’a vviamento dei CdF sono attualmente due:
- Carta nazionale dei Contratti di Fiume (2010)
- Definizioni e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume (2015)
I passaggi e quindi i documenti che costituiscono il CdF sono i seguenti:
- Documento d’Intenti
- Analisi conoscitiva preliminare
- Documento Strategico
- Programma d’Azione
- Contratto di fiume
- Sistema di controllo e di monitoraggio periodico del Contratto
- Informazione al Pubblico
- l’Assemblea del Contratto di Fiume
- il Comitato tecnico-istituzionale
il Comitato ha il supporto della Segreteria Tecnico scientifica, composta dai soggetti preposti alla gestione tecnica e multidisciplinare delle diverse fasi del processo fornendo adeguata documentazione nelle fasi di analisi ed elaborazione, ed alla facilitazione dei processi di partecipazione, che è l’organismo esecutivo del processo composto prevalentemente dagli attori istituzionali del processo. Al Comitato si possono associare funzioni esecutive in merito all’a ttuazione delle diverse fasi tecnico-scientifiche di supporto ed attuazione del processo che è l’o rgano consultivo-deliberativo del processo partecipativo ed è composta dagli attori pubblici e privati che aderiscono al processo (ad es. privati cittadini, associazioni ambientalistiche e culturali, associazioni di categoria, enti locali, consorzi di bonifica, …).
Attraverso l’Atlante la Regione fornisce un supporto unitario ed organico, di facile consultazione, offrendo agli enti ed alle comunità locali, indicazioni ed elementi conoscitivi per la redazione dei CdF. A tal proposito i tre documenti cui fare riferimento sono pertanto: l’Atlante regionale ed i rispettivi due allegati ovvero il Dossier Piani e Programmi ed una Raccolta di esempi di documenti operativi.